NIcolai Lilin
Sono due giorni che sto leggendo il libro che, un caro amico, mi ha consigliato. Quando sono andato in libreria, per acquistarlo, ho preso in mano il volume e mi sono soffermato a guardare la copertina. Nicolai Lilin. Un giovane nato e vissuto in una terra molto dura, la Siberia.
Leggendo la quarta di copertina del romanzo, “Educazione Siberiana”, edito da Einaudi, la prima sensazione che ho avuto è stata quella che la storia del libro fosse inventata o particolarmente romanzate. In altre circostanze lo avrei riposto e sarei andato oltre ma conoscendo la persona che me lo ha consigliato mi sono fidato di lui.
Tornato a casa, incuriosito, ho iniziato a leggero subito. Mi è bastato leggere poche pagine per ricredermi.
Di seguito ho voluto riportarvi un pezzo tratto dalle prime pagine. Una storia che il nonno gli racconta quando era piccolo.
Vi invito a leggerla e quanto alle conclusioni…. Credo che per questa volta lascio a voi l’ultima parola.
Buona lettura.
“Quella fiaba parlava di un branco di lupi che erano messi un po’ male perché non mangiavano da parecchio tempo, insomma attraversavano un brutto periodo. Il vecchio lupo capo branco però tranquillizzava tutti, chiedeva ai suoi compagni di avere pazienza e aspettare, tanto prima o poi sarebbero passati branchi di cinghiali o di cervi, e loro avrebbero fatto una caccia ricca e si sarebbero finalmente la pancia. Un lupo giovane, però, che on aveva voglia di aspettare, si mise a cercare una soluzione rapida al problema. Decise di uscire dal bosco e di andare a chiedere il cibo agli uomini. Il vecchio lupo provò a fermarlo, disse che se lui fosse andato a prendere il cibo dagli uomini sarebbe cambiato e non sarebbe più stato lupo. Il giovane lupo non lo prese sul serio, rispose con cattiveria che per riempire lo stomaco non serviva a niente seguire regole precise, l’importante era riempirlo. Detto questo, se ne andò verso il villaggio. Gli uomini lo nutrirono coi loro avanzi, e ogni volta che il giovane lupo si riempiva lo stomaco pensava di tornare nel bosco per unirsi agli altri, però poi lo prendeva il sonno e lui rimandava ogni volta il ritorno, finché non dimenticò completamente la vita di branco, il piacere della caccia, l’emozione di dividere la preda con i compagni. Cominciò ad andare a caccia con gli uomini, ad aiutare loro anziché i lupi con cui era nato e cresciuto. Un giorno durante la caccia, un uomo sparò ad un vecchio lupo che cadde a terra ferito. Il giovane lupo corse verso di lui per portarlo al suo padrone, e mentre cercava di prenderlo con i denti si accorse che era il vecchio capo branco. Si vergognò, non sapeva cosa dirgli. Fu il vecchio lupo a riempire quel silenzio con le sue ultime parole: “ho vissuto la mia vita come un lupo degno, ho cacciato molto e ho diviso con i miei fratelli tante prede, così adesso sto morendo felice. Invece tu vivrai la tua vita nella vergogna, da solo, in un mondo in cui non appartieni, perché hai rifiutato la dignità di lupo libero per avere la pancia piena. Sei diventato indegno. Ovunque andrai, tutti ti tratteranno con disprezzo, non appartieni né al mondo dei lupi né a quello degli uomini…. Così capirai che la fame viene e passa, ma la dignità una volta persa non torna più.”
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